TESTO POETICO

I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore.  

I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. 

Ma i poeti, nel loro silenzio, fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle.        

Alda Merini

L’ANALISI DEL TESTO POETICO

 

1.       IDENTIFICAZIONE

Titolo dell’opera, raccolta da cui è tratta, data di composizione o pubblicazione, autore…

 

2.       PRESENTAZIONE

Presentazione dell’argomento, occasione in cui la poesia è stata scritta…

 

3.       OPERA E ANALISI METRICA

Aspetto grafico, struttura metrica, numero di strofe e di versi, tipologia versi (in base al numero di sillabe), presenza di rime o assonanze/consonanze…

 

4.       ANALISI FIGURE RETORICHE

Figure retoriche di suono (allitterazione, onomatopea…)

 Figure retoriche di posizione (iperbato, chiasmo, climax…)

Figure retoriche di significato (metafora, metonimia, ossimoro, sinestesia…)

 

5.        PARTICOLARITÀ STILISTICHE E LINGUISTICHE

Analisi semantica (campi semantici prevalenti, parole chiave…), sintattica (paratassi per asindeto/polisindeto, ipotassi), lessicale (registro aulico, quotidiano, latinismi, neologismi…)

 

6.       ANALISI CONTENUTO

Parafrasi o riassunto delle varie parti.

 

7.       INDIVIDUAZIONE TEMA/I DELL’OPERA

 

8.       CONTESTUALIZZAZIONE

 

(triennio) Intratestualità: riferimenti ad altri brani dello stesso testo (ad es. se si sta analizzando uno stralcio di tragedia, Divina Commedia ecc.)

 

Intertestualità: richiami al altri testi dello stesso o di altri autori  che trattano lo stesso tema, riprendono un’espressione (ad es. Catullo e Foscolo e la morte del fratello, varie poesie di Pascoli e la metafora del nido)

 

(triennio) Macrotesto: riferimento all’intera produzione dell’autore (ad es. l’evoluzione del pessimismo leopardiano)

 

Extratesto: biografia, contesto storico – letterario…

 

Paratesto: ciò che l’autore scrive delle sue opere in saggi, lettere, commenti, interviste (ad es. Il fanciullino di Pascoli, Storia e cronistoria del Canzoniere di Saba)

 

9.       ATTUALIZZAZIONE

Esempio di analisi svolta da alunna:

IO VOGLIO DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE

“Io voglio del ver la mia donna laudare” è un sonetto scritto da Guido Guinizzelli.

Guinizzelli nacque a Bologna nel 1235. Identificato con la figura di un giudice, era attivamente impegnato nelle vicende politiche della sua città. La sua produzione comprende 5 canzoni e 15 sonetti. Inizialmente legato alla maniera guittoniana e al suo stile artificioso, se ne staccò in seguito, facendosi iniziatore della nuova poesia dello Stilnovo. La sua poesia è infatti caratterizzata dalle tematiche tipiche dello Stilnovo:

l'identificazione tra amore e gentilezza, la donna vista come angelo di Dio, la lode della donna, il valore miracoloso del suo saluto e gli effetti distruttivi dell'amore nei confronti del poeta.

“Io voglio del ver la mia donna laudare” è un sonetto formato da due quartine e due terzine di versi endecasillabi secondo lo schema di rime ABAB,ABAB,CDE,CDE.

Nelle prime due quartine il tema predominante è quello della “lode”. L’amata viene paragonata alle più nobili realtà naturali attraverso molte similitudini. "Io voglio del ver la mia donna laudare ed assemblarli la rosa e lo giglio: più che della stella Diana splende e pare e ciò che lassù bello a lei somiglio": in questa prima quartina il poeta paragona la donna alla “rosa”,simbolo dell'amore, al “giglio”, simbolo della purezza, alla stella Diana, ovvero la stella del mattino, di cui addirittura supera lo splendore, e infine a tutto ciò che di più bello c'è in cielo.

In questa prima quartina il verbo "laudare" posto alla fine del verso attraverso un iperbato fa acquistare una dimensione sacra alla poesia. Lo stesso paragone alla stella Diana è tipico delle “laudi” sacre e del culto Mariano.

Nella seconda quartina sono presenti altre similitudini tra la donna e le bellezze della natura e i suoi colori, compresi quelli cangianti dei lapislazzuli, indicati con la metonimia "azzurro".

Inoltre la donna è ispiratrice e quasi purificatrice dello stesso Amore, iperbole espressa mediante il processo della personificazione.

Nelle due terzine il tema principale è costituito dagli effetti benefici e miracolosi del suo saluto, con un climax discendente: rende umile chi saluta, converte chi non crede, perfeziona chi le sta accanto e rende impossibile concepire pensieri malvagi. Il saluto della donna è inteso sia come vero e proprio “saluto” come gesto sia come gesto che reca “salus”, salvezza, in chi lo riceve. Questo sonetto è un perfetto esempio di stile dolce infatti grazie ai frequenti enjambements e alle allitterazioni della "v" al v. 1 (“Io voglio del ver la mia donna laudare") e della "l" al v. 2 ("ed esemblarli la rosa e lo giglio"), la poesia risulta molto espressiva e ricca di suoni dolci, lineari e fluidi.

Questo stile dolce e armonioso si intona perfettamente con la rappresentazione dolce e sublime della donna come figura angelica. Il tema degli effetti del saluto della donna è ripreso dallo stesso Guinizzelli ne "Il vostro bel saluto e 'l gentil sguardo". In questo sonetto a differenza de "Io voglio del ver la mia donna laudare", in cui il saluto della donna dona salute cioè salvezza, qui " ancide", uccide l'amante. In questo componimento l'amore è visto come una forza devastante, che ferisce crudelmente l'amante e gli toglie ogni forza vitale fino ad annichilirlo con i dardi dell'amore.

Questo motivo poi è ripreso da Cavalcanti, un altro importante esponente degli Stilnovisti, in "Voi che per li occhi mi passaste 'l core", che insiste sopratutto sull'esperienza amorosa come sofferenza e tormento.

Il poeta viene privato delle funzioni vitali, i " deboletti spiriti", e il cuore è colpito a morte dalle frecce dell'amore.

In questo sonetto, a differenza di "Io voglio del ver la mia donna laudare", lo sguardo della donna provoca effetti devastanti sul poeta invece che di salvezza, in corrispondenza prevalgono suoni aspri e duri attraverso allitterazioni della "r" e della "t" che amplificano la durezza del componimento.

Il tema della lode della donna viene ripreso anche da Dante nella Vita Nova in "Tanto gentile e tanto onesta pare".

Nella Vita Nova a differenza dello Stilnovismo non c'è più il conflitto tra amore per Dio e amore per la donna in quanto viene superato poiché l'amore per la donna, che viene raffigurata come un angelo e una figura divina, innalza l’animo a Dio. "Tanto gentile e tanto onesta pare" ne è un esempio in quanto a differenza di "Io voglio del ver la mia donna laudare", in cui c'è un incontro fisico e reale con la donna, qui invece quella donna è un'apparizione miracolosa. Il carattere sovrannaturale dell'apparizione fa sì che l'oggetto della contemplazione non si concreti in un'immagine di tipo visivo, bensì in una incarnazione di cose celesti.

Infatti non si delinea uno sfondo concreto, non spicca una descrizione fisica della donna, e si evoca una realtà ancor meno concreta e fisica rispetto a come invece avviene in "Io voglio del ver la mia donna laudare". L. F. 3B

Rivedi le tue analisi del testo in base agli schemi sottostanti ed eventualmente completale, sempre rispettando la scansione (in 7 o 8 punti) e conservale; solo in un momento successivo ti sarà chiesto di rielaborarle in un testo continuo, evitando le ripetizioni a cui la schematizzazione inevitabilmente costringe.

 

1.         L’ANALISI DEL TESTO POETICO

applicata a l’”Infinito” di Leopardi

QUELLO CHE NON DEVE MANCARE NELLA TUA ANALISI

 

1.       IDENTIFICAZIONE

Titolo dell’opera, raccolta da cui è tratta, data di composizione o pubblicazione, autore…

 

2.       PRESENTAZIONE

Presentazione dell’argomento, situazione in cui la poesia è scritta…

 

3.       OPERA E ANALISI METRICA

Aspetto grafico, struttura metrica, numero di versi, tipologia versi (in base al numero di sillabe), presenza di rime o assonanze/consonanze (riportare esempi!), definizione di idillio…

 

4.       ANALISI CONTENUTO

Parafrasi o riassunto delle varie parti.

 

5.        ANALISI FIGURE RETORICHE

 

Alcune figure retoriche segnalate in classe:

Figure retoriche di suono: allitterazione

Figure retoriche di posizione: enjambement

Figure retoriche di significato: metafora, ossimoro, antitesi

Ogni figura retorica deve essere riportata (“interminati/spazi ai vv. 4-5; “naufragar … dolce” al v. 15 ecc.) e accompagnata dall’effetto ottenuto.

 

6.       PARTICOLARITÀ STILISTICHE E LINGUISTICHE

Analisi semantica (termini afferenti al campo semantico prevalente, quello dell’”infinito”;  alternanza dei deittici “questo” e “quello” e suo significato); sintattica (presenza del polisindeto e suo significato), lessicale (esempi di termini di registro aulico e termini di uso più quotidiano, riportare esempi)

 

7.       INDIVIDUAZIONE TEMA/I DELL’OPERA

 Far riferimento alla contrapposizione finito/infinito, infinito spaziale/infinito temporale; all’immagine finale e alle sue interpretazioni possibili.

 

N.B: l’analisi svolta in classe non è esaustiva, è solo un punto di partenza, cerca dove puoi di aggiungere qualcosa di tuo, ad esempio individuando qualche altra figura retorica, oppure aggiungendo possibili interpretazioni dell’immagine finale. Puoi aiutarti con le risorse sul web o altri testi, l’importante è che tu scelga aspetti che hai compreso e ti senti di condividere a fondo. Prova anche a “buttarti” in interpretazioni personali!

 

2.         L’ANALISI DEL TESTO POETICO

applicata a ”Meriggiare pallido e assorto” di Montale

QUELLO CHE NON DEVE MANCARE NELLA TUA ANALISI

 

1.       IDENTIFICAZIONE

Titolo dell’opera, raccolta da cui è tratta, data di composizione o pubblicazione, autore…

 

2.       PRESENTAZIONE

Presentazione dell’argomento, situazione in cui la poesia è stata scritta…

 

3.       OPERA E ANALISI METRICA

Numero di strofe e di versi, tipologia versi (in base al numero di sillabe), schema delle rime (attenzione al v. 7)…

 

4.       ANALISI CONTENUTO

Parafrasi o riassunto delle varie parti.

 

5.        ANALISI FIGURE RETORICHE

Alcune figure retoriche segnalate in classe:

Figure retoriche di suono: le allitterazioni meritano particolare attenzione(in che senso si può parlare di fonosimbolismo?); assonanza (vedi ultima strofa)

Figure retoriche di posizione: -

Figure retoriche di significato: metafore (fai attenzione agli “oggetti”)

Individua tu qualche altra figura retorica, anche aiutandoti con le risorse sul web o altri testi. Ogni figura retorica deve essere riportata (vedi sopra) e accompagnata dall’effetto ottenuto.

 

6.       PARTICOLARITÀ STILISTICHE E LINGUISTICHE

 

Analisi semantica (termini afferenti al campo semantico prevalente, quello della aridità e secchezza); sintattica (uso dell’infinito), lessicale (prova a valutare tu il tipo di registro)

 

7.       INDIVIDUAZIONE TEMA/I DELL’OPERA

 

Soffermati sul rapporto aridità del paesaggio/immagine del muro e vita

 

8.       CONTESTUALIZZAZIONE

 

Intertestualità: prova a confrontare la visione soggettiva del paesaggio tra questa poesia e l’”Infinito”.

 

N.B. : vedi sopra

 

3.         L’ANALISI DEL TESTO POETICO

applicata a ”La nebbia” di Pascoli

QUELLO CHE NON DEVE MANCARE NELLA TUA ANALISI

 

1.       IDENTIFICAZIONE

Titolo dell’opera, raccolta da cui è tratta, data di composizione o pubblicazione, autore…

 

2.       PRESENTAZIONE

Presentazione dell’argomento, situazione in cui la poesia è scritta…

 

3.       OPERA E ANALISI METRICA

Struttura metrica, numero di strofe, numero di versi, tipologia versi (in base al numero di sillabe), presenza di rime o assonanze/consonanze (riportare esempi!)

 

4.       ANALISI CONTENUTO

Parafrasi o riassunto delle varie parti.

 

5.        ANALISI FIGURE RETORICHE

 

Alcune figure retoriche segnalate in classe:

Figure retoriche di suono: onomatopea

Figure retoriche di posizione: anafora

Figure retoriche di significato: metafora

Individua tu qualche altra figura retorica, anche aiutandoti con le risorse sul web o altri testi. Ogni figura retorica deve essere riportata (vedi sopra) e accompagnata dall’effetto ottenuto.

 

6.       PARTICOLARITÀ STILISTICHE E LINGUISTICHE

Analisi semantica (prova tu ad individuare il campo semantico prevalente e i termini afferenti); sintattica (come sono disposti i periodi?) lessicale (prova a valutare tu il tipo di registro)

 

7.       INDIVIDUAZIONE TEMA/I DELL’OPERA

 

Fai riferimento alla contrapposizione interno/esterno (“Nascondi/ Ch’io veda) e all’immagine finale e alle numerose metafore utilizzate

 

8.       CONTESTUALIZZAZIONE

 

Extratesto: in questo caso è importante conoscere la biografia del poeta, ricerca e riporta gli aspetti biografici che possono spiegare la visione del poeta

 

Intertestualità: prova a confrontare la visione soggettiva del paesaggio tra questa poesia, l’”Infinito” e “Meriggiare pallido e assorto”

 

 

 N.B. : vedi sopra

saggio guidato AMOR CORTESE.pdf
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AT Amor che meco_Petrarca.pdf
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Pubblico 4 temi rappresentativi per ciascuna fascia di livello. Non sono intervenuta per correggere forma e contenuto (salvo rarissime eccezioni).

FASCIA ALTA

 

 “Vede perfettamente onne salute” è un sonetto di Dante Alighieri che fa parte di uno dei suoi componimenti più importanti, la Vita Nova, scritta tra il 1293 il 1295, in onore della donna da lui amata, Beatrice, ormai defunta.

Nella Vita Nova, in particolare, possiamo riconoscere tre fasi dell'amore dantesco per Beatrice: la prima fase è costituita dall' amore per così dire cortese, per cui il poeta si aspetta qualcosa in cambio dall'amata (ovvero il suo saluto). La seconda fase, invece, si ha quando Beatrice nega il saluto al poeta, e quindi egli decide di dedicarsi completamente alla lode dell'amata, ponendo tutto il suo pagamento nella contemplazione di Beatrice e nelle parole che la lodano.

Infine, l'ultima fase, che si ha con la morte di Beatrice, è costituita dall'amore mistico, in cui l'amore per la donna innalza il poeta fino alla contemplazione di Dio.

Questo sonetto in particolare appartiene alla seconda fase della Vita Nova, al confine con la terza fase: esso è stato infatti posto appena dopo “Tanto gentile e tanto onesta pare”, subito dopo la visione della morte di Beatrice.

Il testo è formato da 14 versi endecasillabi divisi in due quartine iniziali con schema ABAB ABAB e in due terzine finali con lo schema CDE CDE.

Il tema dominante del sonetto è quello della lode e della descrizione degli effetti che provoca l'apparizione di Beatrice in chi la vede: già dalla prima quartina, il poeta afferma che ogni donna, vedendo Beatrice, vede la beatitudine e chiunque la vede deve rendere grazie a Dio per aver avuto l'estremo favore di essere vicino a lei e di poterla ammirare.

In questa prima quartina troviamo due iperbato, una al 2 e una al verso 4, e anche un enjambement (vv. 3-4) che serve a privarlo di spezzature tra un verso e l'altro. Successivamente, il poeta prosegue dicendo che la sua bellezza è di tanto benefico valore che non provoca nemmeno invidia nelle donne che la vedono, poiché il solo vederla dona loro nobiltà d'animo (“gentilezza”), amore e fede.

Qui notiamo la presenza di un altro enjambement (vv. 7-8).

Nelle ultime due terzine il poeta continua con la lode di Beatrice: dice infatti che ella riesce a rendere benevola ogni persona, non facendo apparire bella solo se stessa, ma tutte quelle che l'accompagnano, che da lei ricevono onore. Infine il poeta conclude dicendo che è proprio grazie ai suoi gesti tanto nobili che nessuno può rammentarsi di lei senza sospirare per la dolcezza d'amore.

In queste ultime due terzine possiamo notare la presenza di anafore, ovvero la ripetizione delle stesse parole all'inizio di più versi, come ad esempio la ripetizione della “e” (vv. 5-10-12) e del “che” (vv.6-13-14). La ripetizione della “e” sta ad evidenziare l'elenco e la descrizione delle virtù di Beatrice (ad esempio: “e la sua beltade è di tanta vertute” al verso 5), mentre il “che” rappresenta a livello grammaticale una congiunzione che introduce una consecutiva, e quindi vuole sottolineare gli effetti che provoca vedere tanta bellezza e tanta perfezione.

Troviamo infine una allitterazione nella terza strofa della lettera “s” (“sua”, “cosa”, “sola”, “se”, “ciascuna” ecc.). Nel sonetto sono sottolineati quindi gli effetti che provoca il saluto e la visione generale di Beatrice: lo capiamo ad esempio da alcune frasi come “quelle che vanno con lei son tenute di bella grazia a Dio render merzede” (vv. 3-4), “nulla invidia a l'altre ne procede (v.6) e “la vista sua fa omne cosa umile” (v. 9). L'apparizione di Beatrice è descritta come un’apparizione angelica e divina, in quanto chi la vede deve rendere grazie a Dio per avergli mandato unacosì splendida creatura (vv. 3-4), e anche perché, proprio come un'apparizione divina, chi la vede non riesce a parlare e può solamente sospirare (v.14).

Il tema del sospiro deriva dal Dolce Stil Novo, corrente che aveva preceduto la Vita Nova e in cui si era poi affermato Dante, e si ricollega ad un altro elemento ricorrente, che quello dell'ineffabilità dell'amore, sviluppato dal poeta stilnovista Guido Cavalcanti nel sonetto “Chi è questa che ven ch'ogn'om la mira”: qui la donna si manifesta infatti come una creatura angelica e divina, e la sua essenza è qualcosa di talmente elevato che il poeta afferma di non trovare le parole per descriverla e di poter perciò solamente sospirare. Nel testo si possono notare inoltre numerose parole che si riferiscono all'ambito semantico della vista, ad esempio “vede” (v.1-14), “vista” (v. 9) che si ricollegano all’elemento degli occhi, considerati come il primo senso colpito dall'amore e attraverso cui esso arriva fino al cuore.

Tale tema lo possiamo ritrovare un altro sonetto del Dolce Stil Novo: “Lo vostro bel saluto e il gentil sguardo” di Guido Guinizzelli. In questo sonetto gli occhi vengono infatti paragonati a un fulmine, che, attraverso la finestra di una torre, entra al suo interno (che rappresenta il cuore del poeta), e distrugge tutto quello che trova. La differenza sta però nel fatto che in questo sonetto il saluto viene visto in maniera positiva, come qualcosa che dona “salute”, mentre in “Lo vostro bel saluto e il gentil sguardo” il saluto della donna e l'amore in generale sono delle forze distruttrici per l'innamorato ferito e annichilito dai dardi dell'amore. Anche lo stesso Dante nel sonetto precedente “Tanto gentile e tanto onesta pare” aveva parlato del saluto della donna e del suo effetto: ha il potere infatti di zittire chiunque il quale non riesce neppure a sostenere lo sguardo di Beatrice.

Nel sonetto troviamo diverse parole chiave: una di queste è “gentilezza” (troviamo ad esempio “gentilezza” al verso 8 e “gentile” al verso 12), che si ricollega al tema della nobiltà d'animo, introdotto dagli Stilnovisti e poi ripreso da Dante, secondo cui la nobiltà e quindi la gentilezza di una persona non deriva dalla nascita, bensì dalle sue virtù e dalle qualità intellettuali. Altre parole chiave sono infine “vertute” (verso 5), ad indicare quindi le qualità di Beatrice, e “salute” (verso 1) che si ricollega al saluto di Beatrice. Il termine “saluto” deriva infatti dal termine latino “salus” che significa salvezza e di qui “salute” (spirituale).

 

Conoscenze argomenti 4 : non esaurienti ma corrette/ampie con qualche imprecisione

Conoscenze tipologia testuale 4 : complete ma non del tutto corrette/corrette ma non del tutto complete

Sintassi 4 :sintassi semplice ma corretta/ricca ma talora poco fluida

Ortografia e punteggiatura 4,5: ortografia corretta; punteggiatura non sempre efficace (sono state corrette alcune virgole tra soggetto e verbo)

Lessico 3,5: a volte appropriato; a volte comune (molte ripetizioni, a volte termini banali come “dire, parlare”)

Organizzazione del testo 4: ordinata e coerente (anche se il testo poteva essere meglio distribuito in alcuni punti per evitare ripetizioni concettuali e concluso meglio nella parte finale)

Rielaborazione, originalità, capacità di effettuare collegamenti: 5

Voto finale: 8 e mezzo

 

FASCIA MEDIA

 

 “Vede perfettamente onne salute”  è un sonetto di Dante Alighieri tratto dal XXVI capitolo della Vita Nova scritta, all'incirca,  tra il 1293 il 1295. Questo sonetto tratta degli effetti che suscita Beatrice nelle donne che avanzano con lei e negli altri alla sua visione. Nella prima quartina il poeta parla della beatitudine che riceve chi vede Beatrice tra le altre donne, le quali sono tenute a rendere grazie a Dio dell'onore che hanno: cioè di essere vicine a Beatrice.

Il poeta nella seconda quartina racconta di Beatrice e della sua bellezza che non deriva invidia alle altre donne, al contrario le fa procedere adornate di nobiltà, d'amore e di fede. Dante nella prima terzina continua a spiegare gli effetti che provoca Beatrice su chi la guarda, dicendo che rende benevola ogni persona facendo apparire non bella solo se stessa, e grazie a lei ogni donna ne riceve onore. Nell'ultima strofa il poeta continua a parlare di Beatrice, della nobiltà dei sui gesti e dell'amore che emana ogni volta che viene richiamata alla mente.

Le qualità che Dante attribuisce a Beatrice sono quindi: la trasmissione della beatitudine a chi volge a lei lo sguardo (verso 2); il valore benefico di cui è composta la sua bellezza che non deriva alcun invidia alle altre donne (versi 5- 6); le donne che camminano con lei sono adornate di nobiltà, d'amore e di fede (versi 7-8); altra conseguenza che produce lo sguardo di Beatrice è che la visione di Beatrice rende benevoli gli altri (verso 9);  altro effetto che suscita Beatrice è che le donne grazie a lei ricevono onore. Anche l'assenza fisica di Beatrice e soltanto il suo pensiero provocano un sospiro per dolcezza d'amore in conseguenza alla nobiltà dei suoi gesti (versi 12, 13, 14).

La struttura metrica del sonetto: cioè un componimento di 14 versi endecasillabi suddivisi in due quartine e due terzine. Lo schema delle rime delle quartine è a rima alternata ABAB, ABAB;  mentre nelle due terzine si ha uno schema di rime ripetute CDE CDE.

Per quanto riguarda le figure retoriche possiamo ritrovare tra le figure di suono una consonanza al verso 5 tra beltade e vertute, Si può inoltre notare un assonanza delle rime B e D. Sono presenti anche allitterazioni della “d (al verso 2 “donna tra le donne vede”), al verso 5 della “t” (beltade di tanta virtute); al verso 8 ancora della “d” (“d'amore di fede”) e al verso 12 di nuovo della “t” atti suoi tanto gentili”.

Si possono ritrovare nel testo anche figure retoriche di posizione come delle anastrofi ai versi 4 e 10, degli enjambement tra i versi 3/4 e 7/8.

Gli elementi che contribuiscono a conferire una dimensione sovrannaturale alla sua apparizione e al suo saluto sono, ad esempio, la visione di ogni beatitudine al suo sguardo, il divenire benevoli che si ha nel guardarla e la ricezione di onore che si ha con la sua presenza.

In questo testo si possono trovare alcuni termini riguardanti il campo semantico della vista come “vede” (verso 1, 2), “vista” (verso 9:00); questo senso è importante nella trasmissione della “salute” emanata dalla donna a chi l’ammira perché attraverso la sua ammirazione si percepisce la bellezza esteriore e la bellezza d'animo.

Nel testo è possibile individuare alcune parole chiave, come ad esempio “salute” intesa come salvezza spirituale, poiché la donna viene visto da Dante come mezzo per arrivare a Dio.

Altra parola chiave che si può trovare nel testo è “gentilezza”, termine tipico della corrente stilnovistica che sta ad indicare la nobiltà d'animo.

Il componimento segue immediatamente nella Vita Nova il celebre “Tanto gentile e tanto onesta pare”.

In entrambe le poesie vengono lodate le qualità di Beatrice in modo che anche chi non può conoscerla possa avere un'idea di come poteva essere Beatrice. Queste poesie appartengono entrambe al secondo stadio dell'amore della Vita Nova, in cui si ha la lode di Beatrice dopo che, nel primo stadio, viene negato il saluto al poeta. Il pubblico  a cui sono riservati componimenti della Vita Nuova è costituita da una corte ideale composta da tutti i poeti e gli intellettuali dell'epoca (i “nobili di cuore”).

In questo sonetto si ritrovano quindi i temi della gentilezza intesa come nobiltà d'animo, come “In tanto gentile e tanto onesta pare” e come in altre poesie stilnovistiche di Guinizzelli e Cavalcanti. Un altro tema che si può ritrovare anche nelle poesie stilnovistiche è il tema dello sguardo che qui ha effetti benefici a differenza di “Lo vostro bel saluto e il gentil sguardo” che ha effetti devastanti sul poeta.

 

Conoscenze argomenti 4 : non esaurienti ma corrette/ampie con qualche imprecisione

Conoscenze tipologia testuale 3: non del tutto complete e con qualche imprecisione

Sintassi 3: sintassi semplificata con qualche improprietà (vedi sottolineature)

Ortografia e punteggiatura 3: ortografia relativamente corretta; punteggiatura poco accurata

Lessico 3: comune con qualche imprecisione

Organizzazione del testo 3: ordinata con qualche incoerenza (il testo poteva essere meglio distribuito in alcuni punti per evitare ripetizioni concettuali e concluso meglio nella parte finale, qualche passo non è chiaro)

Rielaborazione, originalità, capacità di effettuare collegamenti 4: rielaborazione approfondita con qualche imprecisione, tentativi di collegamento.

Voto finale: 7 (6,8)

 

FASCIA BASSA

 

“Vede perfettamente onne salute” è un'opera di Dante Alighieri, inserita nella raccolta Vita Nova del XXVI secolo, precisamente scritta nel 1295. La poesia in oggetto descrive gli effetti benefici relativi ad incontrare e stare in compagnia della donna amata. Questo componimento è un sonetto di 14 versi, perlopiù endecasillabi, divisi in due quartine e due terzine.

Nelle prime due strofe la rima è alternata secondo lo schema ABAB e nelle ultime due è ripetuta, con lo schema ABC, ABC. Al v. 2 “la mia donna” è riferito senza dubbio a Beatrice, la donna amata da Dante, perciò è una metonimia.

In molti versi è presente l'iperbole: gli effetti del saluto di Beatrice sono a volte descritti in modo eccessivo e sovrannaturale come nei versi 13, 14, o ai versi 7-8. Al v. 8 vi è un climax ascendente: “di gentilezza, d'amore e di fede”.

La poesia sembra riportare in ogni strofa un nuovo effetto del saluto della donna amata. Il primo è relativo alla sua presenza: chi vede Beatrice tra tutte le donne, riceve ogni beatitudine e coloro che l'accompagnano, sono tenute a rendere grazie a Dio di questo. Poi il poeta passa a descrivere le sue qualità: la sua bellezza è così benefica che non provoca invidia alle altre donne, ma le rende come dotate di nobiltà, di amore e di fede. Inoltre, Beatrice non fa apparire bella solo se stessa, ma ogni donna riceve onore grazie a lei. Infine descrive gli effetti che suscita Beatrice quando è assente: per i suoi gesti tanto nobili, è impossibile ricordarsi di lei, senza sospirare d'amore. Nel testo è possibile rintracciare un grande numero di parole dell' ambito semantico della vista come “vede”, “la sua beltade”, “la vista sua”, “parer piacente” e “recare a mente”, che sono di fondamentale importanza per comunicare e far comprendere la gioia di chi incontra la donna. Le parole chiavi di questo sonetto ruotano attorno al nucleo della poesia, ovvero i benefici del saluto di Beatrice  E le sue caratteristiche, infatti sono la gentilezza, la fede, la dolcezza,  la benevolenza. Questa poesia, a confronto con gli altri componimenti di Dante, rappresenta il secondo stagione l'evolversi della concezione dantesca dell'amore. “ Vedi  perfettamente onne salute”  segue subito “ tanto gentile e tanto onesta pare”,  Anche quest'ultima descrive difatti secondo stadio dell'amore. Nel primo stadio, anche chiamato Amor cortese, il poeta cerca di ottenere qualcosa in cambio, una ricompensa da l'amore per la donna. Nel secondo stadio, come in questo sonetto, Dante si rassegna a non ricevere una remunerazione da Beatrice, ed è soddisfatto grazie ai piaceri che ricava dal contemplare e lodare la donna. Infine nel terzo ed ultimo stadio la donna rappresenta un angelo che porta a Dio;la beatitudine non sta più nella donna, ma nell'arrivare all'amore per Dio dall'amore per lei. Queste due poesie sono entrambe della Vita Nova, incentrate nel saluto della donna e nelle conseguenze. I componimenti della Vita Nova sono dedicati a Beatrice, perché dopo la sua morte Dante sceglie di comporre una raccolta di tutte le liriche più belle. La Vita Nova è infatti un canzoniere con commenti, dove sono descritti principalmente la lode della donna, gli effetti del saluto e la morte di lei. Tutte le opere di questa raccolta descrivono i tre stadi dell'amore, come un'evoluzione dall'amor cortese. Nelle prime poesie come “Il vostro gentil sguardo” e “Io voglio del ver la mia donna laudare”, la donna viene lodata dal poeta e in particolare nella seconda poesia sopracitata, la sua bellezza viene paragonata dei fiori ed è possibile confrontare la sua bellezza fisica con quella spirituale. Dopo la poesia “Vede perfettamente onne salute” e “Tanto gentile e tanto onesta pare” che rappresentano il secondo stadio dell'amore; il terzo stadio è descritto ad esempio nella poesia “Oltre la spera”, dove viene metaforicamente rappresentato un pensiero che arriva all’Empireo e vede Beatrice amata da tutti, poi il pensiero tornerà da Dante in questo modo il poeta si avvicinerà a Dio.

 

Conoscenze argomenti 2,5 : di base/con diverse imprecisioni

Conoscenze tipologia testuale 3: non del tutto complete e con qualche imprecisione (figure retoriche impropriamente individuate)

Sintassi 3: sintassi semplificata con qualche improprietà

Ortografia e punteggiatura 3: ortografia relativamente corretta; punteggiatura poco accurata

Lessico 3: comune con qualche imprecisione

Organizzazione del testo 3: ordinata ma con qualche incoerenza (alcuni punti davvero poco chiari)

Rielaborazione, originalità, capacità di effettuare collegamenti 3: modeste

Voto finale: 6 (5,8)

 

LIVELLO MINIMO NON RAGGIUNTO

 

“Vede perfettamente onne salute” è una poesia di Dante Alighieri appartenente al filone della Vita Nova.  È composta da due quartine e due terzine e segue lo schema di rime ABAB CDE CDE. Nel primo verso è presente una allitterazione della “e”, tra il terzo e quarto un enjambement. Nell'ottavo c'è un climax ascendente “gentilezza, amore, fede” e negli ultimi due versi della poesia c'è un anafora con la ripetizione del “che”. Nella prima quartina Dante elogia la sua donna presentandola come la più bella fra tutte, suggerendo alle donne che le stanno accanto di elogiare Dio per aver avuto l'onore di passeggiare con una donna così. Nella seconda quartina le altre donne sono adornate di gentilezza, amore, fede, pregi derivati da Beatrice, talmente magnifica che non invidia nessun'altra. Nella terza terzina Dante afferma che ogni uomo potrebbe diventare umile solo guardandola, di farli innamorare con un solo sguardo. Nell'ultima terzina descrive Beatrice come una persona gentile, il poeta afferma che nessuno può rammentarsi di lei senza innamorarsi. La donna è vista come un essere sublime e irraggiungibile tale da produrre effetti miracolosi, infatti Dante la descrive come una creatura gentile, bella, capace di far diventare gli uomini umili, e di trasmettere valori come bellezza, gentilezza, amore e fede alle donne che le stanno accanto. Il tema della conversione e della gentilezza possiamo trovarlo anche nella poesia di Guinizzelli “Io voglio del ver la mia donna laudare”, appartenente alla corrente dello Stilnovismo in cui, a differenza della Vita Nova che vede la donna intermediaria fra uomo e Dio, descrive la donna come un angelo e nelle poesie c'è un identificazione tra gentilezza e amore, chi è gentile può amare, chi ama è gentile. Dante però si riferisce ad una donna in particolare: Beatrice. Questa poesia appartiene alla Vita Nova e si caratterizza di tre fasi. La prima si basa sugli effetti dell'amore sull'amante che spera in una sua ricompensa (il saluto), in questo caso gli uomini divengono umili alla vista della donna ed è impossibile non innamorarsi di codesta. La seconda si basa sull’appagamento con la lode rivolta alla donna, infatti viene elogiata e definita bella e gentile, capace di trasmettere la sua bellezza alle altre donne a lei vicine. L'ultima fase riguarda l’innalzamento dell'anima fino alla contemplazione a Dio. Le parole chiave del componimento sono: gentilezza, sospiri, amore, umile in quanto l'umiltà è la sintesi di tutte le altre virtù. La poesia di Dante rappresenta il suo amore per Beatrice, la quale gli ha sempre negato il saluto e il poeta sì limita ad amarla da lontano.

 

Conoscenze argomenti 2: limitate con diverse imprecisioni

Conoscenze tipologia testuale 3: non del tutto complete e con qualche imprecisione

Sintassi 2: sintassi spesso impropria

Ortografia e punteggiatura 3: ortografia relativamente corretta; punteggiatura poco accurata

Lessico 2: spesso generico, impreciso

Organizzazione del testo 3: ordinata ma con qualche incoerenza (alcuni punti davvero poco chiari)

Rielaborazione, originalità, capacità di effettuare collegamenti 2,5: rielaborazione modesta/limitato e poco significativo l’apporto personale

 

Voto finale: 5